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I territori di vita e l’ICCA Consortium


Marco Bassi, professore associato di Antropologia culturale presso l’Università di Palermo, presidente della Società Italiana di Antropologia Applicata e Representative for Europe dell’ICCA Consortium.




I “territori di vita” nascono dal riconoscimento che se non si cambia l’attuale organizzazione dei processi produttivi e di consumo dell’Uomo, le conseguenze per la Vita sulla Terra saranno catastrofiche. Non si tratta di niente di nuovo: è questo il motivo che ha portato gli Stati a siglare trattati importanti come la Convenzione delle Nazioni Unite sulla Biodiversità (CBD) e la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Ma nei territori di vita c’è una consapevolezza in più: ciò che stiamo innanzitutto distruggendo è il benessere di comunità reali, esponendole ai più svariati rischi ambientali e sradicandole dal rapporto sinergico che tali comunità hanno instaurato con gli elementi naturali in cui sono immerse e con i quali hanno costruito le loro risposte adattive, culturali e identitarie. I territori di vita stanno oggi diventando territori di morte, una morte prodotta ed indotta dall’Uomo stesso, in base a logiche articolate su scala nazionale e globale. Sostenere i territori di vita significa innanzitutto recuperare, con nuove modalità, il rapporto virtuoso che lega le comunità locali ed indigene al loro territorio. Di questo si sta occupando l’ICCA Consortium. La storia di questa organizzazione è iniziata quasi una trentina di anni fa, quando un certo numero di rappresentanti di comunità locali, pastorali e popoli indigeni hanno iniziato ad incontrarsi con una certa regolarità in occasione dei congressi dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN) e delle Conferenze delle Parti della CBD, per far comprendere che le comunità locali e i popoli indigeni hanno sempre conservato le risorse naturali per le generazioni future, sulla base delle loro esigenze di vita e delle loro modalità di governance, spesso con più efficacia di quanto può essere ottenuto attraverso l’instaurazione delle aree protette governative (parchi nazionali, regionali…). Nel 2010, quello che era solo un movimento informale si è organizzato in un’associazione globale, formalmente registrata in Svizzera. ICCA oggi significa ‘territori e aree conservate dalle popolazioni indigene e dalle comunità locali’, ma le comunità e le associazioni che costituiscono l’associazione hanno deciso di adottare la denominazione di ‘territori di vita’, più adatta ad esprimere il valore intrinseco di quelle aree naturali per l’identità, la vita spirituale e l’esperienza quotidiana della comunità locali ad esse associate, ma anche per l’umanità intera. Si tratta di una formulazione non lontana da quella di ‘patrimonio di comunità’, elaborata nell’ambiente dei domini collettivi in Italia (Nervi, 2002:43-90) e ribadita in tre eventi organizzati dai sostenitori dell’ICCA Consortium in Italia1. Nel corso di questi eventi è emerso infatti come anche in Italia esista, come in altri Paesi europei, una realtà che corrisponde molto bene ai territori di vita. Sono i domini collettivi: le persone che li compongono e li governano hanno una chiara consapevolezza del valore ambientale del loro territorio. Del resto, la legge 168/2017 sui domini collettivi fa riferimento proprio al valore ambientale di queste terre collettive (Caliceti, Iob, Nervi, 2019). Tra gli obiettivi del Consorzio ci sono la promozione di politiche pubbliche a sostegno delle comunità attive, a livello globale, regionale, nazionale e locale, la difesa dei leader indigeni e locali a rischio per il loro attivismo, e la necessità di documentare i diversi modi con cui le comunità si pongono a difesa dell’integrità ambientale dei loro territori nelle diverse parti del mondo. A livello operativo il Consorzio dispone di una governance articolata, fondata su un’autonoma operatività delle diverse regioni del Globo, coordinate a livello globale grazie all’attività del Segretariato e del Council. Il 18 dicembre 2022 la Regione europea ha organizzato la sua Seconda assemblea presso il MUSE di Trento e raccomandato la formazione di reti informali nazionali o linguistiche, sia per favorire la comunicazione che per modellare meglio l’attività nel quadro normativo nazionale. Si è così costituita la Rete italiana dell’ICCA Consortium, che nel corso della riunione online del 24 marzo 2023 si è data una struttura operativa.

1 Il primo è stato un incontro tenutosi con il supporto di Legambiente nel 2004 nel Parco Nazionale dell’Aspromonte, sul tema ‘Governance e Partecipazione nel Sistema delle Aree Protette in Italia’. Il secondo è stato organizzato l’anno successivo a Trino (Vercelli) con il sostegno del Laboratorio Ecomusei, sul tema ‘I Patrimoni di Comunità in Italia: Fra Storia e Cultura, Natura e Territorio’. Il terzo, di rilevanza europea, si tenuto a Gerace per iniziativa della Fondazione Mediterranea Falchi e del Parco Nazionale dell’Aspromonte. https://www.iccaconsortium.org/index.php/2011/09/17/understanding-community-conservation-in-europe-5-day-workshop-gerace-italy-10-16-september-2011

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