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Rover Carbonare: un secolare dominio collettivo (I parte)

dott. Italo Giordani, esperto in storia della Val di Fiemme




Percorrendo la valle di Fiemme si incontrano numerosi centri abitati che ne costellano il paesaggio e solitamente rimangono impressi i nomi di quelli maggiormente noti ed importanti o per motivi storici o istituzionali o turistici: Cavalese, Tesero, Predazzo... Raramente capita di sentir nominare le piccole frazioni, poste su vie secondarie o comunque meno frequentate, tra cui Rover e Carbonare, due piccole frazioni del Comune di Capriana. La prima è situata in basso rispetto alla strada statale 612 della val di Cembra, poco distante dalla deviazione per Capriana; la seconda è situata lungo la strada provinciale che da Anterivo Altrei (Provincia di Bolzano) porta a Capriana. Di fatto, bisogna quasi andarci apposta per trovare queste due località, note più a camminatori ed a ciclisti da mountain bike che a turisti motorizzati.

I due toponimi sono di per sé trasparenti: il primo si riferisce alla vegetazione arborea, in antico assai più diffusa, costituita dal ròvere; il secondo ad un'attività anticamente molto praticata ed oggi qui scomparsa: la produzione di carbone di legna. Ma le due località, per quanto piccole e poco conosciute hanno una loro storia che oltretutto è di un certo interesse.

Il territorio su cui si trovano queste due frazioni in antico, cioè fino a tutto il Settecento, confinava ad est con quelli della Regola di Anterivo Altrei, che inizialmente aveva Giurisdizione propria, e della Regola di Castello (oggi Comune di Castello Molina di Fiemme), e ad ovest con quello della Regola di Capriana (formatasi verso la fine del XII secolo con la fondazione di un certo numero di masi su iniziativa dei conti di Appiano); ambedue queste due Regole erano comprese nella Giurisdizione tirolese di Castello e Capriana.

Tale fascia di territorio, che dal Passo Cisa al confine con la Regola di Trodena passando per il monte Gua scendeva fino al torrente Avisio, apparteneva direttamente alla Magnifica Comunità di Fiemme ed era soggetto alla Giurisdizione vescovile di Fiemme.

In altre parole una situazione dal nostro punto di vista un po' complicata riguardo ai confini amministrativo-giurisdizionali, ma piuttosto comune in epoca medievale.

Fatto sta che la storia di Rover Carbonare si intreccia strettamente con quella della Magnifica Comunità di Fiemme, allora proprietaria di quella fascia di terreno. Pertanto troviamo inizialmente nominate queste località perché la Comunità, come d'uso, nel Trecento (e forse anche prima) dette in affitto l'antico Maso Rover, o, più correttamente dal punto di vista storico, “investì” alcuni privati della conduzione del maso; il toponimo “Carbonare” su quel territorio è di origine più tardiva e la formazione del relativo centro risale circa all'inizio del Seicento.

Il primo documento di investitura certo è dell'anno 1339, anche se purtroppo esso non ci è pervenuto in originale; ma ci sono state conservate molte “investiture” successive, tra cui quelle del 1438 e degli anni successivi, che ci permettono di comprendere come tale investitura era strutturata.

Innanzitutto era ben circoscritto il territorio, che è quello che tra gli anni 1818-1925 costituì il Comune di Rover Carbonare, entrato a far parte poi nel 1925 come frazione dell'attuale Comune di Capriana. Esso era così definito: 1) a mattina il rio di Pramarin (val Gaussa); 2) a mezzodì il torrente Avisio; 3) a sera il rio Bianco; 4) a settentrione la strada che da Capriana porta ad Anterivo Altrei.

In secondo luogo era fissato il periodo di durata dell'investitura (in antico 29 anni, da fine Cinquecento in poi 19 anni) e l'importo di ciò che gli investiti (coloro che in termini medievali avevano il “dominio utile” del maso) dovevano versare ogni anno alla Comunità (che in termini medievali aveva il “dominio diretto” del maso). Non si trattava di una grande cifra, 7 lire all'epoca (tre giornate di lavoro di un maestro artigiano), quasi un importo simbolico rispetto a ciò che da quel territorio potevano ricavare gli abitanti, che su di esso basavano la propria esistenza. Vi era inoltre il consuetudinario versamento di una libbra (circa mezzo chilo) di pepe intero ad ogni rinnovo d'investitura.

Altro dovere, in questo caso specifico della realtà di Rover Carbonare, era il mantenimento del tratto sul proprio territorio della strada di collegamento da Castello a Capriana, sulla destra orografica dell'Avisio; ed ancora rifocillare anche con del vino le persone che annualmente partecipavano alle processioni per le rogazioni e per quella che andava a Valfloriana in occasione della sagra.

Dal punto di vista giuridico la Comunità pretese sempre di avere come controparte un diretto responsabile, che agiva contrattualmente come rappresentante del collettivo degli investiti (una sola famiglia all'inizio, molte famiglie in seguito, tanto da formare un piccolo paese). Perciò l'ente “Maso Rover Carbonare” non fu mai una “Regola” in senso proprio, ma un “Colonnello”; e rimase tale fino alla legge dello scioglimento degli oneri.



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