Robert Brugger, Presidente A.S.U.C. Rover Carbonare
Il testo introduttivo del dott. Giordani parla della storia “antica” del nostro dominio collettivo, una storia che fortunatamente ha avuto un seguito e che non si è ancora conclusa. Filo conduttore di questa storia è la ricerca da parte di un popolo della sua autonomia nella gestione del proprio patrimonio naturale, economico e culturale, nel diritto di autonormazione e di godimento delle terre in proprietà.
Quando ci si occupa di domini collettivi per alcuni il pensiero può frettolosamente limitarsi al tema della sorte della legna. Molti altri, che invece se ne occupano in maniera più riflessiva, comprendono che esiste una dimensione più ampia e affascinante, la quale abbraccia aspetti storici, giuridici, ambientali, forestali, economici, antropologici, sociali e forse altro.
Il prof. Pietro Nervi definisce il dominio collettivo come un sistema dato dalla combinazione unitaria di due sotto-sistemi: la collettività e il demanio collettivo. Nel nostro caso la collettività è formata da Rorederi e Carbonaieri, cioè dai vicini residenti nelle due frazioni di Rover e Carbonare; mentre il demanio collettivo sono i 150 ettari di terre intestati alla comunità di Rover Carbonare. I due sotto-sistemi grazie al forte legame intimo, affettivo e indissolubile che li caratterizza, formano una unità.
Tale legame purtroppo è incompreso da chi osserva superficialmente il mondo dei domini collettivi e cioè delle nostre comunità e frazioni. Con l’evento Vaia, con la diffusione deleteria del bostrico e con la problematica dei grandi carnivori evidenziata dalla cronaca recente risulta evidente quanto, diversamente dalle comunità titolari di proprietà collettiva, l’amministrazione pubblica e i “foresti” ignorino e non siano capaci di comprendere questo legame.
Uno dei principali motivi di tale incomprensione è la non accettazione del fatto che le collettività sono da tempo immemore in tutto e per tutto proprietarie e custodi capaci dei loro beni collettivi. Una proprietà piena, goduta in modo sostenibile e al presente consapevolmente disinteressata: infatti è anche aperta al “foresto”, ovviamente entro giusti limiti.
Riguardo alla storia del nostro dominio collettivo i documenti attestano che nel marzo del 1952 i capifamiglia delle frazioni di Rover e Carbonare promossero, con esito favorevole, un referendum popolare per l’istituzione dell’amministrazione separata degli usi civici. L’istituzione di una A.S.U.C. fu, per le nostre comunità, una scelta obbligata per quanto previsto dalla legge “liquidatoria” del 16 giugno 1927, n. 1766 e successiva normativa provinciale del 16 settembre 1952, n 20.
Di certo il modello di gestione dei beni collettivi attraverso un comitato A.S.U.C. nella sua forma attuale non coincide con le aspirazioni delle collettività originarie, in quanto non rispetta le forme di libertà ed autonomia statutaria a cui aspirano, così come esercitate in passato dalle tante comunità trentine. È solo grazie all’entrata in vigore della legge provinciale del 20 novembre 2017, n. 168, che alle comunità titolari di proprietà collettiva viene offerta la possibilità di ottenere il meritato riconoscimento e la tanto cercata indipendenza nella gestione del proprio patrimonio materiale e immateriale. È necessario quindi non perdere l’occasione nella speranza di un meritato esito positivo.
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